Del libro di Kent Haruf s’è già detto e scritto tanto, forse tutto.
C’è chi lo ritiene sopravvalutato, con quella narrazione semplice e diretta, delicata e fin troppo realistica, fatta di dialoghi essenziali, veloci, vivi, e chi, proprio per questo, ama incondizionatamente il compianto scrittore americano.
I secondi faticano a pensare che non ci saranno altre storie ambientate a Holt, orfani di un autore arrivato troppo tardi nelle nostre vite; una parte di chi ama la scrittura di Haruf e i suoi personaggi, rimane per sempre là, nella grande pianura ai piedi delle montagne del Colorado, ancora seduti accanto ad Addie, ad aspettare di ricongiungerci a Louis.
Le nostre anime di notte
Addie Moore e Louis Waters sono vicini di casa da sempre. Entrambi hanno passato i 70 e sono vedovi da qualche anno.
Hanno figli adulti e distanti, già divorati da relazioni difficili e permeati dalla durezza di chi vive sulla difensiva, di chi teme il giudizio altrui più dell’infelicità.
Addie si sente sola e una sera telefona a Louis, proponendogli di andare a dormire da lei, per chiacchierare e condividere il buio della notte che non passa mai, nonostante le pillole che dovrebbero esserle d’aiuto.
Addie è certa che con Louis nel letto tornerà a sentirsi protetta e rilassata.
E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di maggio, appena prima che facesse buio.
Inizia così un’amicizia pregna di complicità, che raggiunge straordinarie vette d’intimità, fino a trasformarsi in amore.
L’amore inaspettato e profondo tra due vedovi settantenni, in un piccolo paese della provincia americana.
Una relazione che desta perplessità e giudizi, a partire dagli stessi figli di Addie e Louis.
– Tu ti preoccupi troppo della gente di questa città.
– Qualcuno deve pur farlo.
– Io no, non più. Ho imparato.
– Da lei?
– Sì, da lei.
Non mi è mai sembrata progressista e nemmeno così disinvolta.
– Non è disinvolta. Che maleducazione.
– E allora cos’è?
– È una scelta, di essere liberi. Persino alla nostra età.
Non sarà facile per Addie e Louis continuare a frequentarsi, ma qualcosa ci dice che non smetteranno di amarsi.
Siamo solo due vecchi che parlano al buio.
un libro per chi: ama le storie semplici, i racconti di vita vera e le emozioni reali.
autore: Kent Haruf
titolo: Le nostre anime di notte
traduzione: Fabio Cremonesi
editore: NNE
pagg. 172
€ 17
Il film
Il film con protagonisti Jane Fonda e Robert Redford è disponibile su Netflix.
I due attori, sulla cui performance ci si può solo inchinare con riverenza, danno vita a una Addie e un Louis che forse, durante la lettura del libro, ci si immagina diversi.
L’urgenza con cui Haruf ha scritto Le nostre anime di notte non lo ha certo fatto indugiare sulla descrizione dei personaggi; all’autore – come dimostra anche nella Trilogia della Pianura – interessa l’anima dei suoi protagonisti, non il volto, non l’altezza o la stazza, li delinea rapidamente e lascia alla fantasia di lettrici e lettori il compito di renderli reali.
Se Louis/Redford convince fino in fondo, Addie sarebbe stata più vicina alla sua anima di carta con un altro volto e un altro corpo, con i fianchi appesantiti e qualche ruga in più della Fonda.
La versione di Netflix ha tradito blandamente il romanzo, addolcendo il giudizio degli abitanti di Holt e della figlia di Louis, che si mostrano meno intransigenti nell’accettare la nuova coppia.
Rimane inalterato, invece, l’estremismo del figlio di Addie, che però approfondirà le sue ragioni, scavando nel doloroso passato.
Il film toglie e aggiunge, senza mai alterare troppo la storia di cui i lettori si sono innamorati.
Alla fine è un bel vedere, a tratti commovente.
Poi Redford è sempre Redford e Fonda è sempre Fonda, niente altro da aggiungere.