Proprio ora che buona parte dei lettori e delle lettrici si appresta ad andare in vacanza e a trascorrere, ci si augura, un tempo più lento e meditativo, assume un significato ancora più incisivo la lettura di Brevi lezioni di meraviglia di Rachel Carson, pubblicato da Aboca Edizioni.
Iniziato nel 1955 e pubblicato postumo dieci anni dopo, il brevissimo saggio – più un lungo racconto personale, a dire il vero – è rimasto purtroppo incompiuto, ma ciò che queste poche pagine contengono vale tanto quanto un corposo tomo.
Brevi lezioni di meraviglia
Carson, con un accattivante tono confidenziale, strizza l’occhio ai bambini e alle bambine che imparano a conoscere la natura ma si rivolge in verità a tutti gli adulti che ne hanno dimenticato l’immenso valore e l’inestimabile bellezza.
È una notte buia e tempestosa quando la biologa marina, madre di quello che diventerà l’ambientalismo contemporaneo, prende per mano il nipotino Roger ed esce a passeggiare in spiaggia, lungo le coste del lussureggiante Maine.
Non è spaventata dalla pioggia e dal vento, non teme di traumatizzare il piccolo, perché Carson sa che i bambini sanno accettare meglio di noi adulti gli eventi naturali che muovono il mondo.
Il mondo di un bambino è fresco, nuovo e bellissimo, pieno di meraviglia ed eccitazione. È davvero una sfortuna che per la maggior parte di noi questa visione limpida, questo istinto autentico per ciò che è bello e ispira incanto, si oscuri fino a perdersi ancor prima di raggiungere l’età adulta.
Se avessi un qualche influsso sulla fata buona che veglia sul battesimo di tutti i piccoli, chiederei che il suo dono per ogni bimbo del mondo fosse un senso di meraviglia così indistruttibile da durare tutta la vita, come antidoto infallibile contro la noia e il disincanto degli anni futuri, la sterile preoccupazione per cose che sono artificiali, l’alienazione dalle sorgenti della nostra forza.
Zia Rachel non pretende di insegnare qualcosa al piccolo, di impartigli una serie di nozioni e di nomi che lasciano il tempo che trovano; il suo intento è simile a ciò su cui si basa l’educazione steineriana, ovvero favorire l’apprendimento attraverso l’esperienza diretta, che in questo caso coincide con il contatto ravvicinato con la natura e con chi la abita.
La speranza, per la zia ma anche per la biologa ambientalista, è quella di far radicare in Roger un amore così grande da diventare rispetto e, soprattutto, senso di protezione verso la flora e la fauna, che per molti adulti sono solo uno sfondo alla propria frenetica vita moderna.
La naturalezza con cui il bambino accetta le esplorazioni proposte dalla zia è la conferma che l’inesistenza di pregiudizi e paure sia il requisito necessario per SENTIRE davvero il mondo circostante.
È diventando spettatori attivi, ricettivi e riguardosi nella scoperta del creato che si gettano le basi di una consapevolezza così profonda da far diventare spontaneamente ambientalisti, e mai come oggi l’intento di Carson con il nipote ci appare come una via da percorrere seppure già adulti, probabilmente immersi in quel rumore di fondo ottenebrante che è lo stress quotidiano.
Le gioie durature che nascono dal contatto con il mondo naturale non sono riservate solo agli scienziati, ma sono a disposizione di chiunque si lasci ispirare dalla terra, dal mare e dal cielo, e dalla loro vita straordinaria.
Brevi lezioni di meraviglia si legge in poco meno di un’ora, come una sorta di augurio a sé stessi da ricordare periodicamente, come un rito propiziatorio per ritrovare la preziosa fanciullezza sopita e schierarsi, con rinnovato entusiasmo, dalla parte della natura.
un libro per chi: ha voglia di ricordare e ritrovare lo stupore della fanciullezza
autrice: Rachel Carson
titolo: Brevi lezioni di meraviglia
traduzione: Miriam Falconetti
editore: Aboca
pagg. 43
€ 10