La casa degli sguardi di Daniele Mencarelli

La casa degli sguardi di Daniele Mencarelli

La casa degli sguardi, primo romanzo del poeta Daniele Mencarelli si legge in poche ore grazie a uno stile vibrante e pulito, che non impedisce alla storia, pregna di dolore e forza vitale, di mettere radici profonde nei pensieri di lettori e lettrice, tracciando in essi un gioioso sentiero di rinascita emotiva.

La casa degli sguardi

Io non sono malato, sono vivo oltre misura, come una bestia più consapevole delle altre bestie.

Daniele è un giovane alcolista.
Ha l’animo e il talento del poeta, ormai riconosciuto e stimato nell’ambiente letterario.
La malattia però lo corrode da anni e non lo lascia vivere, trascinando all’inferno anche la sua famiglia – un padre, una madre, un fratello e una sorella – che subisce e soffre, che tenta inutilmente di arginare la dipendenza, che combatte, ormai sfinita, contro il mostro della dimenticanza.
Sì, la dimenticanza, quelle ore in cui l’alcool entrato in circolo dissolve le azioni, i pensieri, i fatti; ore in cui a Daniele accadono incidenti, scontri, disgrazie che potrebbero non farlo mai più rientrare a casa.
La dimenticanza è a tratti un bene, cancella il peso di quell’anima tormentata.
La dimenticanza è soprattutto il male, cancella la vita e potrebbe farlo per sempre.

È l’amore per i genitori, unito a un viscerale istinto di sopravvivenza, a far muovere Daniele nella ricerca di un lavoro che gli consenta di tenersi impegnato e di dare un senso alle giornate che finora hanno orbitato attorno a un bicchiere di bianco. Con l’aiuto dell’amico Davide, trova quindi un impiego come uomo delle pulizie, in una cooperativa che agisce all’interno dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù.

Ed è così che il poeta si trova a combattere non solo con la merda che sgorga dai cessi, ma anche con la presa di coscienza che i bambini muioiano e che, in taluni casi, non ci sia nulla che possa fermare questo loro infelice destino.

Vorrei dirgli che non c’è nulla di normale nella morte di un bambino. L’infanzia è quella terra da portare in dote negli anni a seguire, è quel poco di gioia che tocca vivere a noi umani, non il luogo in cui finire la propria vita.

Mentre Daniele s’interroga sul perchè di questo dolore infame che colpisce creature innocenti, devastando genitori e famiglie, il tempo trascorso in ospedale gli dona amicizie e lo sottrae parzialmente al bere, rendendolo sempre più conscio del suo essere tanto fragile quanto lucido combattente.

Non ho Dio tra i miei amici, l’ho cercato spesso, forse nei momenti, nei luoghi sbagliati, ma ne sento la mano, nella bellezza delle cose, negli interrogativi che l’amore mi fa piangere. C’entra anche lui con il mio velocissimo declino. Non so quanti ce ne siano in circolazione, appartengo alla categoria di quelli che lo vedono nella maestà delle cose senza sentirne il calore nel cuore. Una cosa infame.

Dopo l’ennesimo crudele dolore, il richiamo dell’alcool diventa ancora più prepotente, finché un giorno, toccato il fondo più estremo, Daniele assiste, sorpreso e interdetto, a una primizia da vivere: una suora accarezza e bacia un piccolo paziente dal volto sfigurato.
È questa la scintilla da cui prende vita la fiamma della rinascita, la miccia che fa esplodere la necessità di guardare in faccia il mondo, con tutto il suo male ma anche nell’infinito bene.
La consapevolezza di Daniele è ormai innescata, il peggio è finalmente passato.

Non serve capire, comprendere.
Serve accogliere l’umano con tutta la forza che ci è concessa.
Arrivare alla bellezza che non conosce disfacimento, nucleo primo e inviolabile.
Fronteggiare l’orrore per sfondarlo. Ecco il primato d’amore che ho visto negli occhi di quella suora.

La casa degli sguardi è un romanzo potente, crudo, straziante. Una storia difficile di tenebre e perdizione, che disturba e sconvolge; un inno alla vita e alla gioia della resurrezione e della guarigione, ossigeno puro e rinvigorente per ogni lettore.

La bellezza assoluta e l’incanto della parola scritta sono in questo libro.
Fidatevi e leggetelo.

La casa degli sguardi di Daniele Mencarelli

un libro per chi: non teme di scendere all’inferno, pur di trovare la bellezza

autore: Daniele Mencarelli
titolo: La casa degli sguardi
editore: Mondadori
pagg. 228
€ 19

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

(4) Commenti

  1. Fidarsi di te è d’obbligo. In questo momento l’obiettivo primario è abbassare la pila che si è formata tra Tempo di Libri e Torino, al Book Pride sono stata stoica e non ho comprato nulla. Poi si riparte, volevo dirtelo Elena, perché spero di trovare un’alleata, leggo in maniera bulimica. Stamane avevo una visita medica, io in anticipo, medico in ritardo = altri pazienti che fanno scattare la lagna, la sottoscritta estrae il libro e pensa “figata, ho più tempo per leggere!” (Che poi ci sta tutta la lamentela soprattutto se poi devi andare al lavoro eh, ma erano tutti pensionatii, io pensavo perché non leggono?” E’ una fortuna amare la lettura ecco. Scusa il pippone, e buona giornata

    1. Sandra mia, sfondi una porta aperta!
      Pensa che io in questi giorni sono bloccata a casa, con i muratori che rifanno l’intonaco del soffitto, e nonostante ci sia polvere ovunque e io debba pulire ferocemente ogni angolo, mentre loro lavorano penso: “Posso leggere per un paio d’ore senza sosta!”.
      Il mio sogno è essere in pensione e passare il tempo a passeggiare e leggere.
      Siamo fortunate noi che non ci annoiamo mai.

  2. Elena dice:

    Concordo con il giudizio
    Daniele è come senza pelle ,non tiesce ad accettare la vita così com’è, con tutte le sue contraddizioni. In fondo vivere è un continuo compromesso,ma solo accettandolo si può stare a galla

    1. Ciao Elena!
      Grazie del commento ma, ti prego, non usiamo la parola “giudizio” perché mi fa sentire qualcosa che non sono: una critica letteraria professionista o una professoressa!
      🙂
      Comunque sì, Daniele ha una sensibilità così profonda da farlo sentire maggiormente esposto al mondo e alla vita, nel bene e, soprattutto, nel male.

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